mercoledì 1 dicembre 2010

Spilli di coraggio tra due vecchi sconosciuti


Come di marea in ritirata che liofilizza inediti viste dell'orizzonte e nuove abitudini; le aracustidi meduse che, simbionti a quella salmastra dittatura ed al suo pendolo commiato, ne periscono.
Come di marea che ridipinge le ombre degli scarnificati fondali, i prossimi eventi nell'antica fabbrica ed il preannunziato giungere della Dama influenzava le ombre della sera.
Era l'ora del tramonto dai riflessi d'ottone, eppure, come di trafelato equinozio, il cielo tra le grate appariva come scogliera del cupo inverno.
Le ore di quel giorno erano trascrorse, inette, ciclostili che non erano destinati a rendere memoria.
-
La Dama discese lentamente le scale in ferro tornite a rampicanti, chinando con garbo le spalle nel transito per la paratìa che adduceva ai locali della antica fabbrica.
Mai una Donna con tale nobilta'avrebbe potuto accedervi discendendone da un logoro e proletario montacarichi.
Thinghie, tacendo la silenziosita' di quei passi calzanti scarpette di porcellana, Le corse d'incontro. Ed uncinata a lui, la Sartina.

[ L'incarnato latte della minuta donna d'Albione si accese di un colore che tradiva
paura; la paura di perdere Thinghie; il profumo raffinato di quella Madama
di cui la posta le fu presagio;
per la cui grazia, nobilta' ed eleganza lei mai avrebbe potuto
eguagliare, le fecero temere per lo stupro piu' grande.
Resto' immobile per un lungo istante, rapita come a raccattare spille di coraggio.
Assente.
In quello stesso luogo. Proiettata in altri frangenti.
Le sue palpebre restavano chiuse, ma come vedesse dissolveresi quel timore.
Meditabonda, lascio' che la serenita' tornasse ad illuminare il suo viso senza didascalire, ed Ella,lasciato il braccio di Thinghie con la levita' di una carezza, scivolo', diretta alla loro dimora, sparendo, senza celia, ma con la misurata tecnica degli ectoplasmi. ]
-
"Finalmente!" sospiro' morbidamente la Dama dalla Veletta.
Thinghie la fisso' negli occhi restando come ammaliato e sommerso dalle mille parole che essi narravano per di se' stessi.
Azzardo': "Ho letto la missiva che preannunciava la Sua Visita. Lei dovrebbe essere..."
"Io sono." Lo interruppe guardandosi attorno. "E' questo il luogo. Egli me ne parlo'ma mai lo descrisse. Ora comprendo che non avrebbe potuto.
Un santuario.

Lui, Lui dov'e'?"
E thinghie con fare susseguoso: "Lo conosceva, Signora?"
"Non posso esserne certa" rispose la Dama senza attendere il termine della domanda.
"Sicuramente Lui conosceva me. Lo incontrai svariate volte, ed ogni volta lesse dentro di me, traghettandomi in luoghi che altro non erano che recessi dei miei stati d'animo. Il Ragazzo del Lift mi mostro' una nuova me stessa, vestendomi, ogni volta di abiti nuovi. Sconosciuti, ma sempre miei.
Era questo quello che faceva, nevvero?"
Thinghie l'ascolto' rapito dal fare cortese e dalla melodia graziosa della sua voce.
La dama assecondava le parole con lievi e sinuosi movimenti della mano, con la spontaneita' che, nelle foglie dei cipressi, e' innata.
"Immagino di si, Signora. Anche a tutti noi ha saputo donare e recare tanto ed in luoghi che sapevano di ignoto ma, in fondo, cui ognuno apparteneva.
Tante avventure, facezie e gesti di eroismo mi legano a lui.

Perdoni l'ardire, Lei in quale circostanza lo conobbe?"
La Dama intercalo' un momento di silenzio e prese: "Non credo di ricordarlo" sussurro' abbandonando lo sguardo ed inseguendo ricordi che parevano fuggire, confondendosi gli uni con gli altri. "Un giorno qualsiasi entrai nel Lift sicura di dovermi dirigere in un certo luogo e Lui, Lui mi fisso' e mi parlo' "
Improvvisamente un lieve rossore le ricopri' le gote. Lei cerco' di mandarlo via con una fuggevole carezza sulla guancia, quasi ad asciugare invisibili lacrime.
"Mi porto' in un luogo molto speciale, adornato di innumerevoli teche... Ma di quel luogo
e su cio' che li' accadde, non gradisco, ora, parlarne. Quando ci accomiatammo, dimenticai
la mia veletta nel lift... auspicio di non voler congedare quell' Essere speciale, desiderio inespresso del persistere di un legame tra noi, tra due vecchi sconosciuti.
Una dimenticanza che suggeriva la mia brama di rivederLo."
Le parole della Dama sottolineavano il movimento altalenante della veletta (di nuova fattura, questa) che Le lambiva le labbra, come per un eterno ritorno, ad ogni frase sussurrata.
Thinghie si scosse, come a dover parare, con pugni invisibili, il colpo di un antico ricordo riemerso senza manifesto.
Nel frattempo lei s'accingeva a sottoporgli la domanda per la quale era giunta fin li'.

[ 11 - Continua ]

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