lunedì 12 luglio 2010

Come se dormissero


Lui la sollevo' con una grazia che non gli apparteneva e vide, di lei, gli occhi socchiudersi senza utilita' alcuna. Lei gli si affido' ed ogni tensione scivolo' via dal suo corpo.
Se alcuno li avesse scorsi dalla porta avrebbe notato un piccolo Ercole che imbracciava un essere d'apparenza inanimata. Ma cosi' non era.
Autentica, invero, la palese differenza delle loro masse. E questa valle decantava la forbice del loro amore.
Lei sospiro' leggera ed inizio' a sussurrare la poesia che Il Ragazzo mormorava spesso:

" Lorsque l’enfant était enfant, Il marchait les bras ballants, Il voulait que le ruisseau soit rivière Et la rivière, fleuve, Que cette flaque soit la mer. Lorsque l’enfant était enfant, Il ne savait pas qu’il était enfant, Tout pour lui avait une âme Et toutes les âmes étaient une..."
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Thinghie procedeva a ritroso, a passi ciechi, col suo fagotto di porcellana, verso il divano sbrecciato. Lasciandosi cadere senza scossoni, vi depose entrambi.
Raccogliendo il testimone della nenìa, prosegui':

"Lorsque l’enfant était enfant,
Il n’avait d’opinion sur rien,
Il n’avait pas d’habitude
Il s’asseyait souvent en tailleur,
Démarrait en courant,
Avait une mèche rebelle,
Et ne faisait pas de mimes quand on le photographiait."

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distese il plaid andino a proteggerle le gambe.
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come da un altroquando, suono di acqua che ritorna, odore di salsedine, come di nebbia del cavone che in un'istante tutto cela e gli orizzonti muta; ma ancorpiu' di vapore che sale o di soffioni di campo sfaldati da migliaia di bambini.
Saliva.
Bianca, da quel pavimento che diventava rena . Come di neve che ritorna all'alto.
E non ci fu piu' casa.
E se alcuno, dal lucernaio della cucina, li avesse spiati, avrebbe affermato che fosse come se dormissero, ma la verita' , in esso stesso scritta, sarebbe stata sbagliata.
Si ritrovarono la'.
Thinghie e la Sartina Francese avrebbero giurato che quella distesa di sabbia pestata dal sole, fosse un deserto....se non ci fosse stata quella lingua di mare.
Lei gli camminava accanto e sorti' in una risata puerile percependo il freddo dell'onda abbracciarle le delicate caviglie.
Lui le prese la mano fissando l'orizzonte. Lei non pote'.
Spruzzi di schiuma al finir del mare, una coppia di capidogli che portavano il loro nome, piroettavano sfiorandosi di pinne. Quando i mammiferi s'inabissavano Thinghie respirava un' universo smeraldo e la Sartina si lasciava carezzare dalle alghe di fondale.
Per un momento che fu vita tornarono su quel deserto di mare.
Da uno stormo lontano, una coppia di gabbiani si staccarono per avvicinarsi alle due figure sul bagnasciuga. Presero a seguire il loro passo ad ali spiegate, apparentemente immobili, lasciandosi portare, senza fatica, dal tepore delle correnti ascensionali.
E quando gli amanti si risolsero in quegli aviatori; come di arpa percepirono i suoni, e, maestri di nuove abilita', mutarono ogni respiro in un decollo senza dolore.
Sospesi, leggeri, chiusero gli occhi.
Come se dormissero.

[7 - continua]

martedì 6 luglio 2010

Stellina

era un carillon dalla meccanica a vista

“Sei tu.” le pronuncio' il Ragazzo del Lift lasciandolo scivolare nella borsetta, lavorata a punto basso, della Sartina.
Fu il giorno in cui si conobbero. L'ultima volta in cui i loro sguardi si incrociarono.
Da allora quell'oggetto luccicante tenne il suo posto sulla consolle delle cose preziose , tra la dedica di M.me Curìere e la boccia d'ambra col ramertto di corallo.
-
In quell'istante mai nessuno sguardo avrebbe potuto cogliere la terza figura in quella casetta situata in un deposito dell'antica fabbrica.
Thinghie e la Sartina restavano in piedi , al centro della stanza.
Per quella sera la cena avrebbe atteso.
L'aria si fece immobile e con lei i loro corpi.
Dal carillon, di una lentezza che e' figlia della morte, si sollevarono le note di “Georgia on my mind”, come se, dando vita a quella macchina da musica, invisibili dita ne spingessero il grosso ingranaggio unghiato, propagando una melodia dall'andamento sghembo che non apparteneva a nessuna canzone della Terra, ma solo a loro due. Solo a loro tre.
Struggenti rintocchi come di voce che confidava: “Ma petite etoile”.
[6 - continua]