lunedì 17 gennaio 2011

Scrollandosi Coriandoli Di Eventi Da Una Sottoveste

Quella notte Thinghie, tendendo il braccio dall’altra parte del letto, non percepi’ accanto a se' il tepore radiante che lo staffettava alla Sartina Francese.

Gia’ una volta Ella s’era involata da quelle lenzuola, stavolta quella assenza non lo stupi’. Allora l’ inquietudine rasento' lo sgomento per averla persa. Le sue ricerche non condussero a nulla, salvo, alle luci dell’ alba, ritrovarla al suo posto tra le lenzuola, sprofondata in un sonno di piombo.

Ou’ avez-vous cacher? J'ai cherché partout

Dans une de mes roches.”, rispose Lei.

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Stava sognando di animali prismati e di donne velate, quando la Sartina Francese venne scossa come sollecitata da un richiamo senza voce. Era Il ragazzo Del Lift che la chiamava per stantuffarle risposte a domande mai poste. Si drizzo’ nel letto fissando nel vuoto e poi volse lo sguardo fisso su Thinghie che, a Lei accanto, in posa di felino pronto a scattare, leggermente russava nel buio.

Il fruscìo della sua vestaglia sul pavimento gelato, ruppe il silenzio di quel nido.

Lei doveva andare da Lui

Avrebbe fatto cio' che, da quando spezzava sé stessa con Thinghie, aveva giurato di mai piu' fare.

Avrebbe risalito la china dei torrenti eventi e l ' avrebbe ritrovato. Egli desiderava che Lei sapesse, anche a costo di sfaldarne le riserve di sapere, di disperdere il bene della sua conoscenza, di comminarle il ritorno ad una negletta, interiore, essenza acerba.

Era pronta al dolore, ma solo ora si accorgeva d’ essere monca di una bussola, una guida. Come si sarebbe orientata tra gli emissari del nonritorno?

Il carillon! Quello che Egli le aveva donato, il suo suono l' avrebbe condotta nel solo plausibile altroquando.

Penetro' in quel limbo, come la sua gente le indottrino' di non mai piu’ fare e, come sabbia di clessidra tronca inizio' a smagrire di se' . Diede con forza due giri di corda al carllon. Il meccanismo si animo'. Lo sollevo' sulla sua testa; eppure nessuna melodia si percepiva. Solo voci indistinte intorno a lei in quel mondo di nebbia che la penetrava, picchi di mescole sonore come di mille magnetofoni lasciati scorrere al contrario e tappeti di venti da togliere il fiato, ma che non erano venti.

La colse una stanchezza, come se una parte di se' non si nutrisse da sempre ed, anzi, come ne fosse drenata nelle sue cambuse; e non era il suo corpo.

Il suo tempo si ritrasse e tese piu' in alto, con entrambe le braccia, quella scatola da musica, ed iniziarono a levitare a spirali, come sfere di spilli, piccole lacrime sgorgatele dal viso; unica luce in quella stazione sanatoria di possibilita' reverse, come emunte verso un punto piu’ in alto ad oriente.

Quella luce la diresse e note spicciole presero a manifestarsi, imponendosi sempre piu’ distinte e cristalline. Aveva trovato l’ istmo giusto, percorrendolo avrebbe incontrato il Ragazzo del Lift e la di Lui esperienza recente.

Progressivamente le note metalliche di quella canzone si composero, come magneti, in forma di scala di corda e Lei vi si aggrappo' con disperazione, scalandola con rabbia sino a sfrangiare i gorghi dell' alea, abbandonando quel limbo e rimettendosi in piedi scrollandosi dalla sottoveste coriandoli d' eventi.

Era sbucata ai margini di una mulattiera. Prese a contare i suoi passi come a darsi forza.

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Nell' aria odore di sterco e sapore di sesamo, si trovo’ sotto un cielo che non smerigliava nuvole, in un un momento dal sole tagliente che accaniva agli occhi. Case di fango in strutture di pali, animali, tanti, in quella che appariva la strada principale di un villaggio e donne bardate in vestiti acromatici dalle stoffe inamidate in forme d' acqua.

Terra; il colore dominante e Lei non si orientava ancora in quel paesaggio animato, virato seppia e sterpi.

Percepi' il contatto dei suoi piedi scalzi con la terra battuta e, nella sua mano, il grattare dell’inarrestato meccanismo a molla del carillon. Si indirizzo' laddove piu' forte sentiva provenire quelle note non stupendosi degli sguardi che la fissavano dalle tonde aperture nei tuguri e dai passanti locali che, presi da chissa’ quale dovere, la scansavano operosi.

Comprendeva che per quella gente,dalla volonta' cotta dal sole, non era frequente la vista di una minuta donna in vestaglia da notte e dai tratti in porcellana.

Si infilo' in un vicolo nel quale la luce non vinceva il forte odore di sale e di vomito, quando d'un tratto leste braccia di vecchia la trassero all' interno una casupola interrata.

[13 - continua]