mercoledì 10 novembre 2010

Cablogrammi in cristalli di zucchero


Il mattino successivo la missiva venne consegnata nel terminale dell'antica fabbrica.
Ad annunziarlo, il doppio tono sordo della conduttura di posta pneumatica che innervava ogni piano del grattacielo McPerson.
Furon le agili e ben curate dita a sbottonare il cappuccio di sicurezza, in stagno, ed estrarre la capsula ancora sigillata, dal condotto a pressione.
Il rapido scambio di mano vide dapprima la capsula ammantare quella lattigena della sartina per poi, immediatamente, diluirsi nel possente palmo di Thingie.
"C'est pour toi", sussuro lei con la voce spezzata da un velo di gelosia, concludendo: "C'est une femme".
Il terminale di posta pneumatica dell'antica fabbrica era situato accanto all' elevatore ove, ogni mattina, Thinghie conduceva il suo amore per consegnarlo al piano sartoria.

Alla donna era rimasto, all' angolo del labbro, un cristallo di zucchero; scambio del croissant della vicina colazione.
Thinghie l'aveva volontariamente ignorato, adagiandola sulla panca dell'elevatore, pregustando il momento di doppia dolcezza quando l'avrebbe baciata per saluto.

Non v'era mai malumore nei loro risvegli del mattino.
Sotto il garbato manto delle tenebre, sin dalla prima notte, essi, vivevano negli stessi sogni.

La bacio' col palmo pronto sul pulsante cromato che richiamava la salita.
Trascorse, forse, un attimo tra il serrare le saracinesche e veder tramontare, come astro reverso, la donna ch'egli amava.
Ruppe il sigillo che assicurava l'apertura della capsula e ne separo'il tappo ad aderenza.
Un profumo fougere e ambrato proruppe in quel corridoio della fabbrica irradiato dalle luci di sicurezza.
La comunicazione non era redatta su un modello standard per P.P., bensi', vergata in elegante grafia, su raffinata carta da lettera dal tenue color paglierino. Thinghie si destreggio' con agilita' tra gli svolazzi ed i ricci di quella missiva, leggendola con avida curiosita'


"Caro Signor Thinghie, amico del mio amico,

scrivo questa mia per palesarLe un desiderio che di giorno in giorno cresce dentro di me; alimentandosi dei miei ricordi e di delicati pensieri, rivolti al nostro comune, compianto, Amico.
Caro Signor Thinghie, da tempo ho ormai smesso di piangere, perche' ho, infine, compreso che le lacrime altro non possono che velare lo sguardo... un saluto, pero', un sorriso, questo si', vorrei poter rivolgere a chi mi condusse attraverso stanze segrete, sempre accompagnandomi per mano e mai lasciandomi sola.
Desidero raggiungerLa, se lo vorra', quando lo vorra'.

F.to: La Dama della veletta"


Thinghie rimase ad arrotolare,a lungo e con entrambe le mani, il preannuncio, speculando tra se'.
V' era qualcosa di familiare e consumato nella velata identita' di quella donna, ma, come di dagherrotipia che invoca tempo per esaltare il suo fuoco e mostrare la propria immagine, cosi' Thinghie si concesse tempo e ripose, infine, il rotolo nella tasca interna della tuta da lavoro.
Presto avrebbe capito.
Presto avrebbe ricordato.

[ 10 - Continua ]