mercoledì 13 ottobre 2010

Gradini di pioggia


Ma non fu il treno a rivelarsi, bensi', tra il suono di un domino in cascata, un rosario di piccole assi, nerissime, si svolse dall'alto fin a giungere, dalla galleria, sino ai loro piedi.
Come una scala sospesa nell'etere, unico contatto tra i due cuori e l'eterea silouhette dell'estinto amico.

All' estremita' di ogni gradino v'era inciso uno stretto canale, nel quale scorreva acqua stillata dalla nuvola; avia conduttura che adduceva sino ai loro piedi, alimentando una fresco calpestìo.
Thinghie condusse sul gradino piu' basso le mani della sartina, che non trattenne la gioia un attimo prima di bagnarsele.
Quindi bevve dalle mani a conca, e per quanto piccole, appariva come dissetarsi da un ditale.

Lei ripete': "Lui c'est ici" e, tenendo i palmi immersi nei canali, puntando le iridi al cielo, sentenzio' : 'c'est violet' pur se a Thinghie la scala appariva, in quell'istante, di un celeste acquerello.
Egli si sedette unendo le sue gambe e vide riflesso, sul viso porcellana di lei, i bagliori blu intensi proveniente dalla scala.
Fu solo quando la prese in braccio per accoccolarla, mollica, sul suo grembo alieno, che noto' i gradini tingersi di viola.

In quell'esile cascata nel deserto, di tanto in tanto, l'operaio dell'antica fabbrica intingeva le dita, lasciando gocciare l'acqua fresca sulla fronte di lei che socchiudeva gli occhi, ricambiando con l'accenno di carezze dirette ai sui suoi dorsi.

E mentre gli strepiti dei lampi si placavano, subentravano i rumori lontani di un vocioso banchetto ed il guaire di cani incatenati sotto la luna.

Lui prese a tenerle il viso nel palmo, quando un sottile mulinello
sollevo' una corda di sabbi che, progressivamente, scolpiva, nell'aria, figure in movimento.
Ed a quelle visioni le espressioni di Thinghie si accordavano col mutare di quell'epico teatro di sabbia; la curiosita' si succedeva allo stupore, l' attenzione, la pena.
Di volta in volta egli, con rapide frasi, ne descriveva le scene a quella vestaglia cucciola che gli giaceva, esausta, tra le braccia.
Ma quando le forme di sabbia si compattarono in minacciose fauci in posa di attaccare, la nube che rimandava al lift, sopra di loro, inizio' a lacrimare pioggia, sgominando quel pericolo felino fatto di polvere e rena.

Nel cuore della Sartina risuono' la voce del Ragazzo del Lift che echeggiava, familiare ma solenne, le seguenti parole: "Genevieve, ne croire pas au temp!"

La pioggia che spense l'incubo ed avvolse i due amanti intrisi, cosi', come di un sonno, sedo' i loro sensi ed il capo di Thinghie reclino', fiacco, lambendo con le sue le labbra di lei in grembo e risvegliandosi, cosi' come ne erano partiti, sul divano sbrecciato della loro dimora nell'antica fabbrica.
Le loro labbra a far da rive coerenti, come se quell'esperienza fosse durata la promessa di un bacio.
'pourquoi Il l'a dit a moi'' chiese la Sartina al suo uomo ed egli, ripresosi, scosse una sola volta la testa, ancora in dottrina dell'arsura di quel deserto spurio, sopraggiungendo: "mais je sais que nous le saurons bientòt"
[9 - CONTINUA]

2 commenti:

  1. starway to heaven
    che per una volta thinghie si affidi, cucciolo, alla braccia sicure della sua sartina.saprà ben sostenerlo.

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