martedì 6 luglio 2010

Stellina

era un carillon dalla meccanica a vista

“Sei tu.” le pronuncio' il Ragazzo del Lift lasciandolo scivolare nella borsetta, lavorata a punto basso, della Sartina.
Fu il giorno in cui si conobbero. L'ultima volta in cui i loro sguardi si incrociarono.
Da allora quell'oggetto luccicante tenne il suo posto sulla consolle delle cose preziose , tra la dedica di M.me Curìere e la boccia d'ambra col ramertto di corallo.
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In quell'istante mai nessuno sguardo avrebbe potuto cogliere la terza figura in quella casetta situata in un deposito dell'antica fabbrica.
Thinghie e la Sartina restavano in piedi , al centro della stanza.
Per quella sera la cena avrebbe atteso.
L'aria si fece immobile e con lei i loro corpi.
Dal carillon, di una lentezza che e' figlia della morte, si sollevarono le note di “Georgia on my mind”, come se, dando vita a quella macchina da musica, invisibili dita ne spingessero il grosso ingranaggio unghiato, propagando una melodia dall'andamento sghembo che non apparteneva a nessuna canzone della Terra, ma solo a loro due. Solo a loro tre.
Struggenti rintocchi come di voce che confidava: “Ma petite etoile”.
[6 - continua]

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