giovedì 13 maggio 2010

Una Nuova Geografia


Il tavolaccio della monorotaia consente un sol tipo di seduta:
All'amazzone.
Con Ifigenio, ci abbandoniamo, con una nuova stanchezza, sul legno sbrecciato.
In un angolo di quel sedile di fortuna, un lembo perduto, ha lasciato una sagoma come di trifoglio.
Affondo il palmo, senza accorgermene, in quella rientranza che pare strappata dai denti di un Mokele.
-
Trilly e NapoleonE mi erano affianco quando ne affrontammo uno sulle rive del lago di Prospero. Il Ragazzo del lift ci urlava istruzioni, seguendo, dall’altura, i movimenti della bestia. Mentre Mr. P. faceva da esca.
Trilly, vorticandogli intorno, lo abbaglio’ e NapoleonE si fece cenere e scirocco, vapore ed angoscia, tra le sue fauci. Vidi quel mostro, razziatore di pascoli, gonfiarsi, dibattersi impetrando un gemito antico e penoso.
Esplose.
Alla fine, ne rimase’ solo il puzzo di carne rancida e carbone bagnato ad appestarci la pelle per giorni e giorni e la gratitudine di a chi avevamo spento il terrore.
Ma questo fu tanto tempo fa.
-
Fisso la cenere e le macchie di grasso sullo sterrato dell'officina.
Guardo, ma non vedo.
Uno scatto, come da un luogo remoto. Un colpo alla nuca ed un osso che schioppa; e' la partenza del
carrello azionato, in silenzio, da Ifigenio a strapparmi, da gelatinosi pensieri.
.
Quanto familiare puo' apparire cio' che, da solo un anno, fa parte della tua nuova realta'.
Con la compagnìa del Ragazzo del Lift non restavamo mai per troppo tempo nello stesso luogo.
Presto, prima o poi, il Treno giungeva a raccoglierci per ricondurci altrove, laddove era davvero altrove.
Nessun luogo ci appariva familiare fino a quando non vi ritornavamo una seconda volta, guidati delle imperscrutabili logiche di quella locomotiva.
Mille momenti vissuti con Mr.P e NapoleonE.
Un passato che m'appare cosi' lontano, oggi, che posso riconoscere, anche ad occhi chiusi, in che punto esatto della monorotaia mi trovo.
Sobbalzi su sistema palmer che tracciano una nuova geografia, nella mia vita che mai ne aveva avuta una.
La Sartina comprenderebbe.

Solo all'arrivo m'accorgo che io ed Ifigenio siamo stati seduti ai lati opposti del tavolaccio. Il viso rivolto in direzioni avverse, come per non parlare; tanto oggi non avremmo avuto molto da dirci.
Un pneumatico sfregiato fa da parabordo, a smorzare il finecorsa del carrello.
La monorotaia ha due sole stazioni. Con uno sgraziato slancio delle gambe, ci apprestiamo a scendere.

Un moto imprevisto nell'animo fa travasaremi lacrime.
Lacrime, oggi, troppo trattenute.
Scavalco dal carrello ed il mio sguardo, che finalmente sollevo, si perde nel profilo del mio amore.
La sartina, puntellate le scapole allo stipite dell’ingresso blindato, ne fa tutt’uno , come a far da ali ad angelo.
Lei.
Sorrido tra le lacrime, guardandola. Lacrime per un amico che mi ha lasciato. Lacrime per chi e’ restata ad attendere il mio ritorno.
E, pari, lei, col volto solcato, sente il mio passo e rallenta il respiro.
I suoi occhi restano chiusi. Come se vedesse.
Mestola con perizia un cucchiaio di legno nella gamella.
Non a caso profumo di Knodel.
Non a caso.
[3 – Continua]

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